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Il progetto Bollate

La Seconda Casa di Reclusione di Milano-Bollate viene inaugurata nel dicembre del 2000 come Istituto a custodia attenuata per detenuti comuni (secondo il disposto dell'art. 115 del dpr 231\2000). La politica dell'Amministrazione penitenziaria dei circuiti penitenziari differenziati prevede per ogni tipologia di detenuti una risposta punitiva differente, bilanciando l'aspetto punitivo e quello rieducativo della pena, in un ventaglio di opzioni che va dal regime del "41 bis" all'alta sicurezza, al circuito dei detenuti comuni, e infine, alla custodia attenuata per tossicodipendenti e per detenuti comuni non pericolosi socialmente e all'esecuzione penale esterna (lavoro all'esterno e misure alternative alla detenzione).

I presupposti del progetto

Il recupero dell'identità del recluso

La selezione dei detenuti da ammettere al progetto consente di proporre loro un tipo di pena che lasci libertà di movimento e di organizzazione della propria giornata. Di contro, il detenuto si impegna a partecipare, insieme agli operatori, all'organizzazione della vita carceraria, con un sistema di compartecipazione che lo vede protagonista delle scelte organizzative. I detenuti, riuniti in commissione, decidono autonomamente quali attività culturali sportive e quali eventi organizzare. Sostengono i loro compagni in difficoltà fornendo loro, con la supervisione e il monitoraggio di giuristi volontari, consulenza legale gratuita. I delegati dei vari reparti accolgono i compagni appena arrivati, collaborando con la direzione per proporre correttivi all'organizzazione o discutere dei problemi di convivenza che si trovano ad affrontare. Si fa strada la cultura del "peer support" funzionale anche ad alleviare le conseguenze della carenza di operatori del sostegno.

La condivisione dell'organizzazione

Uno dei primi obiettivi del progetto è stato quello di condividere l'organizzazione con gli enti pubblici e del privato sociale che lavorano con l'Istituto. Sono stati istituiti, e funzionano da quattro anni, tavoli di lavoro "orizzontali" per l'organizzazione delle attività lavorative, scolastiche e terapeutiche. Ad esempio, la destinazione d'uso di ogni spazio all'interno dell'area lavorativa viene decisa da commissioni che rappresentano il mondo dell'impresa, profit e non, sulla base di valutazioni legate alla possibilità di sviluppo sul mercato esterno dell'attività proposta. Ogni tre mesi tutte le realtà che operano a qualunque titolo nel carcere si riuniscono per un confronto operativo generale sullo stato del progetto e sulle difficoltà di ogni singolo settore operativo
In materia di lavoro, una delle ambizioni del progetto è quella di cedere progressivamente la gestione delle attività di somministrazione alle cooperative dei detenuti che si sono costituite in questi primi quattro anni di lavoro. L'amministrazione penitenziaria, piuttosto che dare lavoro in cambio della "mercede" diventa committente di un servizio; al detenuto viene cosi trasmessa una diversa cultura del lavoro.

La decarcerizzazione

è una delle colonne portanti del progetto; a Bollate si è raggiunta un'alta percentuale di lavoratori all'esterno. Vengono finanziati dal Comune e dalla Regione progetti per la costituzione di reti operative esterne che si occupino di reperire possibilità di lavoro all'esterno, con la facilitazione delle borse lavoro del Comune per i primi mesi di assunzione. Molta importanza viene data allo strumento del permesso premio, utilizzato anche per far conoscere e condividere con l'esterno le attività interne dei detenuti.

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