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Video istituzionale

Il video, della durata di 15 minuti, presenta in modo sintetico le caratteristiche principali del Carcere di Bollate e testimonia, attraverso la voce di volontari, detenuti ed ex-detenuti i numerosi progetti e le attività culturali, ricreative, lavorative tuttora avviate.

Credits:

Regia di Luca Cusani e Giovannij Lucci
Voce narrante di Lella Costa
Musiche originali di Gabriele Galati
Si ringraziano CGIL Lombardia e Provincia di Milano

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Trascrizione video

La II Casa di reclusione di Milano – Bollate nasce nel 2001 come istituto a trattamento avanzato teso al recupero socio lavorativo dei detenuti. A differenza di molte altre carceri in Italia, non è sovraffollato ed ospita circa 870 detenuti su 900 posti previsti. All’interno dell’Istituto lavorano 370 agenti di polizia penitenziaria, 5 educatori, 3 psicologhe ed operano ogni giorno circa 50 volontari esterni.

Intervista al Comandante di reparto
dott.ssa Alessandra Uscidda,
Vice Commissario Polizia Penitenziaria

Un aspetto importante che occorre considerare dell’istituto di Bollate è il tipo di sicurezza che viene attuato nei confronti degli utenti del servizio. Per sistema di sicurezza integrato si intende la gestione compartecipata della sicurezza da parte di tutte le Aree, quindi dell’area Trattamentale, dell’area Sanitaria. e si intende in particolare un intervento anche in termini di responsabilità da parte di tutti gli Operatori penitenziari. Un esempio di sicurezza integrata lo possiamo ritrovare nel regime di apertura delle celle: nell’istituto di Bollate le celle sono aperte dalle 8 del mattino fino alle 20, e questo comporta un diverso rapporto che si instaura tra gli Agenti presenti sul piano e la popolazione detenuta. Mi preme sottolineare che sicurezza integrata significa altresì qualità della pena, che è un concetto difficile da esporre, soprattutto nell’immaginario collettivo, e invece qualità della pena significa in termini concreti anche maggiori possibilità di riabilitazione e socializzazione della persona detenuta.

Il recupero socio lavorativo si realizza attraverso la possibilità per i detenuti di seguire corsi scolastici e di formazione professionale, lavorare all’interno e all’esterno della struttura, partecipare ad attività culturali e trovare assistenza legale e psicologica. La casa di reclusione di Bollate offre ai detenuti la possibilità di conseguire la licenza media statale e per i detenuti stranieri corsi di alfabetizzazione della lingua italiana. Per chi è già in possesso della licenza media c’è la possibilità di diplomarsi come corrispondente in lingue estere.

Intervista a Fernanda Tucci, docente di inglese

I detenuti in questa situazione si ritrovano in un ambiente che è diverso da quello della detenzione perchè è un ambiente scolastico L’insegnante li prende così come sono e insegna loro delle cose e loro hanno la possibilità se vogliono di impararne delle altre che sono lontane dall’esperienza dolorosa che stanno vivendo. Oltre alla scuola sono presenti corsi di formazione per le professioni di saldocarpentiere, manutentore di reti informatiche, elettricista, aiuto cuoco e falegname. I corsi di formazione sono pensati per fornire una professionalità spendibile immediatamente nelle cooperative presenti all’interno dell’istituto e sul mercato del lavoro una volta terminata la pena.

Intervista a Lorenzo Lento, formatore corsi informatica

Le figure professionali che escono da questo corso sono degli operatori di rete.. dei tecnici.. in grado di configurare router e switch e quindi apparti che permettono la connettività fra varie sedi remote. In loro nasce una speranza nuova che ha dato dei cambiamenti sostanziali, le psicologhe ci dicono che alcuni di loro sono completamente cambiati rispetto a quello che erano un anno fa. Il lavoro, sia interno che esterno è uno dei punti di forza della casa di reclusione di Bollate.

Intervista a Luigi Stocco, docente del corso di saldo-carpenteria

Quando qualcuno dei ragazzi uscendo torna a lavorare e cambia vita perchè sostanzialmente cambia vita, ed entra nel mondo del lavoro con soddisfazione, merito e magari anche con qualche guadagnino, sono più che contento perchè è una vittoria per entrambi, per chi si è impegnato a imparare e per chi ha provato a insegnare. Sono state create 4 cooperative miste formate da detenuti e soggetti esterni. Si tratta della cooperativa di falegnameria e allestimenti teatrali, la cooperativa di elettricisti, quella della manutenzione del verde e la cooperativa che si occupa della mensa di un intero reparto e dell’organizzazione di catering esterni.

Intervista a Renato R. Capocuoco cooperativa ABC

Visto che qua all’interno ci è stata data la possibilità di fare dei piccoli eventi, ci è balenata l’idea, proposta alla direzione, di fare una cooperativa di catering. Siamo riusciti a fare, tra le varie difficoltà per i permessi, una media di quattro eventi al mese, anche eventi grandi ed importanti, abbiamo fatto catering anche per 200 persone. L’istituto mette inoltre a disposizione moderni ed efficienti spazi lavorativi per le aziende esterne ed agevolazioni fiscali per l’assunzione di detenuti, come previsto dalla legge Smuraglia sul lavoro carcerario.

Intervista a Gaetano Brambilla, caposervizio ditta WSC

Il nostro lavoro consiste nel rigenero degli apparati Sirio 187 che sono telefoni privati per le utenze domestiche. Siamo partiti rigenerando 150 telefoni al giorno, siamo passati a 300 e adesso siamo a 900 telefono al giorno. Infine 36 detenuti sono assunti da ditte esterne ed escono ogni giorno dall’istituto per poi rientrare alla sera, sono i cosiddetti “articolo 21”. Questo numero è particolarmente significativo se si pensa che su tutto il territorio nazionale sono soltanto 400 coloro che usufruiscono di questa possibilità.

Intervista a Marcello B., detenuto in regime "articolo 21"

E’ un buon percorso perché prima di essere libero completamente ti rimette già in mezzo alla libertà così sei pronto per quando sei libero completamente. In confronto a quelli che sono dentro, sei fuori, sei di nuovo nella normalità e ti rendi conto di dove sei soltanto quando rientri.. altrimenti per tutta la giornata non ci pensi proprio. Le attività culturali sono organizzate di concerto tra la Direzione ed una apposita “commissione cultura” formata da detenuti ed operatori volontari. La “commissione cultura” organizza e gestisce cineforum a tema, tornei di calcio e giochi da tavolo, sessioni di prova in sala musica e l’accesso alla biblioteca dell’istituto. La biblioteca è collegata in rete con le biblioteche comunali della Regione, e mette a disposizione dei detenuti 16 mila volumi e 2 mila videocassette.

Intervista a Giovanni G., responsabile biblioteca

La biblioteca funziona dal lunedì al sabato, ogni giorno viene un reparto e i detenuti possono prendere quanti libri vogliono e tenerli per quanto vogliono. Penso che la letteratura sia importante perché permette di “evadere” durante il periodo che uno è qui. La biblioteca è un servizio utile per noi detenuti, è una buona cosa. All’interno dell’istituto è presente una vera è propria redazione giornalistica: Il giornale Carte Bollate è un mensile realizzato dai detenuti con la supervisione esterna di giornalisti professionisti che costituisce un importante punto di riferimento per la popolazione carceraria fornendo informazioni pratiche sulla vita dell’istituto ed approfondimenti legislativi utili ai detenuti.

Intervista a Adriano Todaro, redattore esterno rivista Carte Bollate

Ci lavorano una decina di redattori i quali hanno frequentato un corso di giornalismo prima di entrare in redazione. Carte Bollate vuole rappresentare la voce per le persone che non hanno voce. In realtà i detenuti oggi hanno pochissima voce all’interno della nostra società e questo può essere uno dei mezzi per fargli avere più voce. Infine la cooperativa ESTIA organizza un corso di teatro con frequenza bisettimanale: negli anni si è formata una vera e propria compagnia teatrale che ha messo in scena con successo le proprie produzioni sia all’interno che all’esterno del carcere.

Intervista a Michelina Capato, docente di teatro

Il primo laboratorio che è quello di base sono circa 30/40 persone che accedono liberamente, uno viene si iscrive ed entra. “Quante volte te lo devo dire, vuoi sapere cosa esiste? esiste questo, questo e questo.. E’ questo che decide.. e infatti abbiamo deciso! Lo sto dicendo anche molto lentamente: è l’intensità l’importante!” Quando incontrano la disciplina del teatro in cui quella cosa deve avvenire in quel modo, in quel momento e silenziosamente, all’inizio dicono “ma perché io, perché devo fare così”, in realtà sono tanti passaggi che accadono ma accadono sulla dimensione del piacere, non è un obbligo.. nel senso che il teatro è quanto di più regolamentato nella sua realizzazione e le persone aderiscono alle regole perché c’è il piacere di aderire a regole che permettano a tutti di lavorare. Quest’anno io sono felice degli attori che ho, ci sono attori che in tre anni sono cresciuti tantissimo tanto è vero che lavorano anche con altre compagnie, chi ha lavorato al CRT, chi al Teatro Blu, ci sono dei nostri attori che in articolo 21 escono e vanno a lavorare in altri teatri e per noi questo è un piccolo miracolo, siamo molto contenti. La tutela dei diritti legali e l’attenzione ai legami affettivi sono presupposti irrinunciabili per un istituto definito a “trattamento avanzato”. Lo sportello giuridico offre assistenza legale gratuita ai detenuti che la richiedono ed è gestito da due detenuti, 1 ex magistrato, 3 avvocati e l’ex presidente della corte costituzionale.

Intervista a Valerio Onida, ex Presidente della Corte Costituzionale

Molti detenuti non sono perfettamente consapevoli dei diritti che hanno e dei procedimenti legali per farli valere, molti sono informati dal bocca a bocca dai loro compagni di carcere e queste informazioni non sono esatte o sono incomplete.

Intervista a Elio R., responsabile sportello giuridico

Noi ci troviamo detenuti che non sanno nemmeno parlare l’italiano, detenuti che non sanno nemmeno quali reati gli sono contestati dal primo all’ultimo grado di giudizio, che hanno avvocati pagati che non si sono mai più fatti vedere.

Continua intervista a Valerio Onida

E’ da questo punto di vista che questa esperienza è significativa, perchè si misura la distanza tra l’astratto intento della legge e le problematiche concrete. E si vede quali sono le cause di questa distanza e si cerca di intervenire sulle cause che non sempre dipendono dalle leggi ma più che altro da problemi pratici: alle strutture, alle risorse, alla carenza di personale Inoltre per favorire un più sereno rapporto tra i genitori reclusi e le proprie famiglie, è stata allestita una ludoteca con giochi per bambini. Sono stati autorizzati degli incontri straordinari della durata 4 ore per le famiglie che presentano le situazioni più problematiche. Gli incontri avvengono all’interno di quella che viene definita la “stanza dell’affettività” ovvero un luogo accogliente concepito come una vera e propria casa in cui è possibile, per i papà in stato di detenzione, cucinare e giocare insieme alla propria famiglia ed ai propri figli. Tutti gli incontri sono supervisionati dagli agenti di polizia penitenziaria e da un team di educatori e psicologi che forniscono sostegno ed assistenza ai genitori ed ai figli.

Intervista a Carmen Maturo, Cooperativa Spazio Aperto Servizi

La detenzione è un evento traumatico non solo per il detenuto ma per il nucleo familiare e soprattutto per i minori. Qualora durante l’incontro il nucleo dovesse avere bisogno di qualsiasi cosa, sa di poter contare sull’operatore di riferimento. Per ottemperare all’obbligo visivo dell’ordinamento penitenziario, sono state installate delle micro telecamere a circuito chiuso. abbiamo pensato fossero meno invasive della presenza fisica di una agente di polizia penitenziaria. Sicuramente è un progetto che restituisce una dignità alle persone detenute ed è per questo che cercheremo di riproporlo su grandi numeri e poterlo estendere a tutta la popolazione detenuta perché l’affettività è di tutti, non soltanto di pochi.


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